IL PAESE DELLE PERSONE INTEGRE

di Christian Carmosino Mereu

Il film racconta la ricerca di libertà di quattro cittadini burkinabé: un musicista leader della rivoluzione iniziata nell’ottobre 2014 (l’icona della scena reggae Sams’K Le Jah, premiato da Amnesty International come Ambasciatore di coscienza), un candidato alle imminenti elezioni, un minatore impegnato nella lotta sindacale e una madre che deve occuparsi di una famiglia povera e numerosa, tutti accomunati dalla speranza che il proprio paese possa presto diventare davvero libero e giusto: il “paese delle persone integre”, come l’aveva chiamato il rivoluzionario Thomas Sankara, il cui ricordo è ancora vivissimo nella popolazione.

Christian Carmosino Mereu è un regista, produttore, docente e operatore culturale attivo in Europa e in Africa da più di venticinque anni. È stato direttore artistico di festival e rassegne dedicate al cinema documentario, come [CINEMA.DOC], Doc/it Professional Award e Il Mese del Documentario, e dal 2022 è direttore artistico del Rome International Documentary Festival. Dal 2006 è responsabile tecnico del Centro Produzione Audiovisivi dell’Università degli Studi Roma Tre, coordinatore del Master in Cinema Documentario e docente del Laboratorio di Cinema Documentario.

IL MANICOMIO DEI MIEI GENITORI

di Chiara Gherarducci

“Sono nata in un manicomio. Mio padre era il rivoluzionario direttore dell’ospedale psichiatrico più antico d’Italia, mia madre una brillante ricercatrice. Da giovani erano una coppia unita dagli stessi ideali scientifici. Sono morti prematuramente lasciandomi con una domanda ancora aperta: quali effetti la convivenza con la follia ha avuto sul loro amore e sulla nostra famiglia?”

Chiara Gherarducci è nata in Toscana, ma ha vissuto per lunghi periodi in Francia e in Spagna, lavora da più di vent’anni nel mondo del cinema, come script supervisor. Ha realizzato come regista e autrice cortometraggi, tra cui un lavoro premiato al Festival di Bellaria, video pubblicitari e installazioni di video arte. Attualmente vive a Roma, ha due figli e questo è il suo primo documentario.

HARRAQA

di Souheila Soula

Hamdi, 21 anni, è scappato di casa a 17, salpando in segreto da Sfax, in Tunisia, su un’imbarcazione di fortuna. Arrivato in Italia come minore, accolto in casa famiglia, cerca ora di trovare la sua strada destreggiandosi tra ingiustizie lavorative, bisogno di amicizia, nostalgia della sua casa e della madre, in perenne attesa di ottenere i documenti regolari, per tornare in Tunisia e poterla riabbracciare.
La sua storia di vita personale si intreccia con quella della regista Souheila, figlia di un migrante tunisino arrivato in Italia alla fine degli anni ‘70 e morto quando lei aveva 16 anni.
L’incontro riaccende in lei il desiderio di capire i motivi che avevano spinto il padre a fare Harga, indagando il rapporto con la sua famiglia di origine. Il suo viaggio attraverso la Tunisia odierna diventa anche una fotografia della situazione del Paese che, a 15 anni dalla Primavera Araba, vede sempre più giovani lasciare la propria famiglia in cerca di un futuro dignitoso.

Souheila Soula è diplomata alla Scuola Romana di Fotografia. Dal 2020 si avvicina all’ambito della produzione di film documentari affiancando produzioni italiane ed estere nella Capitale. Attualmente prosegue gli studi in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso il DAMS dell’Università Roma Tre, con particolare attenzione ed interesse per il cinema documentario.
Dal 2022 collabora alla pre-selezione dei film e alla organizzazione del Rome International Documentary Festival.
Dal 2023 realizza video istituzionali per le associazioni Baobab Experience di Roma e Frontiera Sud aps di Salerno, entrambe attive nel supporto alle popolazioni migranti.
Insegna storia e tecnica della fotografia presso la scuola di filmmaking Sentieri selvaggi di Roma.