We Love Documentaries
Docfest sviluppa, produce, co-produce film documentari
e promuove la cultura e la conoscenza del cinema del reale
attraverso il Rome International Documentary Festival.
Cosa facciamo
DOCfest inaugura la sua attività nel 2022 dando vita al Rome International Documentary Festival, con l’intento di portare nella Capitale il meglio
del cinema documentario italiano e internazionale; nelle giornate del Festival DOCfest organizza incontri con gli autori e masterclass di riconosciuti professionisti del settore.
DOCfest è co-produttore de Il paese delle persone integre, di Christian Carmosino, film documentario che ha avuto la sua prima mondiale alle Giornate degli Autori, nell’ambito della 77a Mostra del Cinema di Venezia.
Tra i progetti in sviluppo, il documentario “Il manicomio dei miei genitori” di Chiara Gherarducci.
Festival

ROME
INTERNATIONAL
DOCUMENTARY FESTIVAL
Il RIDF celebra il cinema documentario e fornisce occasione di ispirazione, riflessione e crescita per tutti coloro che realizzano e amano questo genere cinematografico. Il RIDF è un evento unico a Roma: luogo d’incontro per chi ama il documentario, funge da volano per produzioni e diffusioni future, restando rivolto al grande pubblico.
Produzione e sviluppo

IL PAESE DELLE PERSONE INTEGRE
di Christian Carmosino Mereu
Il film racconta la ricerca di libertà di quattro cittadini burkinabé: un musicista leader della rivoluzione iniziata nell’ottobre 2014 (l’icona della scena reggae Sams’K Le Jah, premiato da Amnesty International come Ambasciatore di coscienza), un candidato alle imminenti elezioni, un minatore impegnato nella lotta sindacale e una madre che deve occuparsi di una famiglia povera e numerosa, tutti accomunati dalla speranza che il proprio paese possa presto diventare davvero libero e giusto: il “paese delle persone integre”, come l’aveva chiamato il rivoluzionario Thomas Sankara, il cui ricordo è ancora vivissimo nella popolazione.

IL MANICOMIO DEI MIEI GENITORI
di Chiara Gherarducci
“Sono nata in un manicomio. Mio padre era il rivoluzionario direttore dell’ospedale psichiatrico più antico d’Italia, mia madre una brillante ricercatrice. Da giovani erano una coppia unita dagli stessi ideali scientifici. Sono morti prematuramente lasciandomi con una domanda ancora aperta: quali effetti la convivenza con la follia ha avuto sul loro amore e sulla nostra famiglia?”i

HARRAQA
di Souheila Soula
Hamdi, 21 anni, è scappato di casa a 17, salpando in segreto da Sfax, in Tunisia, su un’imbarcazione di fortuna. Arrivato in Italia come minore, accolto in casa famiglia, cerca ora di trovare la sua strada destreggiandosi tra ingiustizie lavorative, bisogno di amicizia, nostalgia della sua casa e della madre, in perenne attesa di ottenere i documenti regolari, per tornare in Tunisia e poterla riabbracciare. La sua storia di vita personale si intreccia con quella della regista Souheila, figlia di un migrante tunisino arrivato in Italia alla fine degli anni ‘70 e morto quando lei aveva 16 anni. L’incontro riaccende in lei il desiderio di capire i motivi che avevano spinto il padre a fare Harga, indagando il rapporto con la sua famiglia di origine.